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Tápies, Antoni.

Pittore spagnolo. Abbandonati gli studi giuridici, dal 1945 si dedicò totalmente alla pittura. Inizialmente realizzò opere nelle quali, pur riprendendo una figurazione magica alla Miró, era già evidente la volontà di sperimentare tecniche innovative e di usare materiali estranei al vocabolario della pittura (collages, legni bruciati, lamiere, paglia, stoffe). Fondatore, a Barcellona, del gruppo d'avanguardia e della rivista "Dau al Set" (1948), negli anni Cinquanta T. sviluppò, nell'ambito dell'informale, la proposta di una "nuova materialità": le sue opere, caratterizzate da densi impasti di materie terrose (gesso, polvere di marmo, sabbia), sono solcate da rugosità e crepe (Grande triangolo marrone, 1963) e da segni e graffiti che rimandano alla pittura gestuale (Ocra grigio scuro, 1957; Bianco con grafismi, 1957; Porta grigia, 1958); frequenti anche i calchi di oggetti reali impressi nella spessa pasta del colore. Negli anni Sessanta, nonostante l'influsso della Pop-art, T. continuò nella creazione di opere d'arte contraddistinte da stratificazioni spesse di paste terrose intaccate da strappi e graffiature nelle quali l'artista inseriva oggetti di vario genere. Autore della grande pittura murale per la biblioteca di Handels-Hochschule di San Gallo (1963) e di alcune sculture, T. compose anche scritti di arte (La práctica de l'Art, 1970; L'Art contra l'Estética, 1974) e un'autobiografia pubblicata nel 1978. A Barcellona si trova la Fondación Antoni Tápies inaugurata nel 1984 e aperta al pubblico dal 1990, dove sono esposte diverse opere dell'artista (n. Barcellona 1923).